L’artroprotesi dell’anca

L’artroprotesi dell’anca è un giunto artificiale che sostituisce l’articolazione ammalata, eliminando la fonte del dolore in modo totale e permanente e migliorando la funzione articolare.

I materiali che costituiscono la protesi possono essere di vario genere da leghe metalliche al titanio fino ad elementi di supporto plastici e alle ceramiche.

La fissazione delle componenti protesiche all’osso modernamente viene eseguita con semplice incastro degli elementi protesici al quale poi segue una incorporazione da parte dell’osso che penetra e si fissa  nella superficie porosa della protesi (protesi non cementata). In alcuni casi invece è ancora usato il cemento acrilico che agisce da fissatore tra osso e protesi.

In casi particolari, come la grave osteoporosi, la protesi cementata è ancora oggi la scelta più sicura.

La protesi d’anca deve essere eseguita in tutte le coxartrosi quando la sintomatologia dolorosa non è più gestibile con cure farmacologiche e fisioterapiche; quando il danno articolare rilevabile agli esami radiografici sia progredito e quando la vita di relazione comincia a divenire difficile.

L’indicazione all’intervento oggi, è divenuta più precoce sia per gli ottimi risultati in termini di riuscita e di durata di questa procedura chirurgica sia a causa della veloce  restituzione ad una vita attiva normale di soggetti relativamente giovani altrimenti condannati a gravi limitazioni esistenziali.

La relativa facilità della procedura di impianto ne ha esteso l’indicazione anche nelle fratture di collo femorale dell’anziano che può essere attraverso queste procedure chirurgiche, tolto dal letto in pochi giorni e rieducato in maniera indolore e tempestiva.

Vale la pena di essere aggressivi e tendere a protesizzare l’anca dolorosa?

Alla luce  dei grandi successi della moderna tecnica protesica eseguita con procedura operatoria mini invasiva e controllo avanzato del dolore ….. SI’

Operare presto e bene una articolazione ancora dotata di buon movimento con assente o modesta  zoppia, quasi sempre produce brillanti risultati.

La protesi d’anca è costituita da quattro parti

  1. Lo stelo  viene inserito  nel femore
  2. La coppa cotilidea viene inserita nell’acetabolo
  3. La superfice  di scorrimento  viene inserita nella coppa cotiloidea metallica
  4. La testina viene inserita  sul collo della protesi

 

Le protesi d’anca più moderne, affidabili e dotate di validazioni cliniche internazionali sono essenzialmente di tre tipi.

  • Le protesi a stelo lungo
    E’ il tipo di protesi più diffuso e che ha dato i migliori risultati nel tempo.
    Il fittone protesico viene inserito nel femore dopo che testa e collo femorali ossei sono stati asportati.
  • Le protesi a stelo corto e a conservazione del collo
    E’ un tipo di  protesi in uso da circa un decennio. Lo stelo inserito nel femore e più  corto ed in alcuni tipi prevede la conservazione del collo femorale osseo.
  • La protesi di superficie
    E’ un tipo di protesi che prevede di incapsulare la testa del femore ( dopo adeguata preparazione) con una ricopertura  metallica che viene  cementata all’osso della testa femorale.

La affidabilità di queste protesi è buona  e la loro durata variabile. I controlli a distanza di 20/30 anni ci danno dei risultati diversi da protesi a protesi e di questo il paziente deve discutere con il chirurgo ortopedico a cui si affida.

Le mode e le novità spesso producono nel tempo risultati negativi e quindi non sono il metro adeguato  per la scelta dell’elemento protesico.

Ogni anca malata  prevede, per la sua conformazione, per l’età del soggetto, il suo peso , il suo sesso e la sua storia clinica, una protesi dedicata, studiata su misura per quella articolazione, per quella funzione, per quel paziente.

 

 

La protesi d’anca funziona e dura nel tempo se ha superfici di scorrimento adeguate

La continua funzione degli elementi protesici tra loro (testa femorale e copertura  cotiloidea) crea usura; a seconda dei materiali impiegati la usura è maggiore o minore. I prodotti rilasciati attorno alla articolazione protesica dal fenomeno dell’usura  spesso conducono al distacco parziale o totale degli elementi  protesici dall’osso e quindi al fallimento della protesi con il meccanismo denominato “mobilizzazione protesica”.

Più frequentemente il fenomeno del distacco dell’elemento protesico dall’osso si manifesta a livello della coppa acetabolare (84% nella nostra casistica) mentre è possibile ma molto più raro nello stelo femorale; in ogni caso questa evenienza è generalmente rara prima dei 15 anni di durata.

I sintomi, la diagnosi e il trattamento di questi fallimenti protesici sono descritti nel capitolo delle revisioni protesiche.